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L’infinito, 2023

L’infinito, 2023
lightbox
cm 30 × 70 × 10

scultura e installazione

Un lightbox mima le sembianze di una tavola optometrica, in cui il valore denotativo, esatto, delle lettere su cui mettiamo alla prova le nostre facoltà di visione diventa un tranello. Un paradosso dell’illeggibile, con e senza la vista.  Dall’esorcizzazione del pericolo corso dall’artista in giovane età di perdere la vista, all’esorcismo collettivo di una catastrofe del visibile teorizzata da Baudrillard. 

Alessandro D’Aquila (1989) è un artista abruzzese residente a Milano. Il suo lavoro è transdisciplinare, e spesso anti-visivo.  Utilizza spesso elementi grafici in apparati installativi, ma  anche quando ricorre a strumenti bidimensionali, questi sono  posti in prospettive destabilizzanti: megaschermi a Times  Square o cartelloni flottanti al largo di Miami Beach; marchi  pubblicitari “sabotati” mediante l’utilizzo del Braille che  annulla le facoltà persuasive del visivo; progetti da indossare,  come quello dedicato ad Alexis Pinturault per Colmar (2021);  per finire con gli nft, che in arte vengono utilizzati come  certificati di autenticità garantiti da blockchain digitali, del  tutto svincolati dal livello del visibile. Per Map3 presenta una lightbox che mima le sembianze di una tavola optometrica, in cui il valore denotativo, esatto, delle lettere su cui mettiamo alla prova le nostre facoltà di visione diventa un tranello: al loro posto, il poema leopardiano L’infinito, antonomasia del poetico, per di più parzialmente trascritto in Braille. Un paradosso dell’illeggibile, con e senza la vista. Dall’esorcizzazione del pericolo corso in giovane età di perdere la vista, all’esorcismo collettivo di una catastrofe del visibile teorizzata da Baudrillard